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850 non special

Quell’estate, prima di partire per Milano, con il mio amico del cuore Gianfranco conoscemmo due ragazze di Milano. Erano in vacanza a Ginosa Marina, a circa 40 km da Taranto. Avevo appena conquistato la tanto agognata patente ma per raggiungere le milanesi dovevo chiedere a mio padre di prestarmi l’850 Fiat di famiglia, bianca con i sedili rossi, tassativamente non ribaltabili. Quando schiacciavo il durissimo acceleratore produceva un rumore tipo Ferrari. Forse per quello erano rossi i sedili?Mio padre brontolava sempre quando gli chiedevo la macchina. Non era cattivo, era solo fatto così, ma io ero molto orgoglioso per cui spesso lo mandavo al diavolo e rinunciavo. Ma quella volta no, lo feci parlare, superai l’orgoglio, afferrai le chiavi e andai a prendere Gianfranco per volare verso una serata speciale.

Una volta a Ginosa Marina raccogliemmo anche Mariangela e Manuela per andare a ballare. Alla fine degli anni ’70 la discoteca poteva contare sui brani di Donna Summer, Barry White, Gloria Gaynor e molti altri mostri sacri che sarebbero diventati icone senza tempo. Ma Love to love you baby di Donna Summer fu la mia vera complice quella sera. Quella musica sexy ed ammiccante, la spiaggia, la luna, la giovinezza e la voglia di sperimentare, oltre alla voglia di Mariangela di provare un bel maschio meridionale mi consentirono di sperimentare finalmente il mio primo bacio.

Nella Fiat 850, neanche in versione Special, non mi sentivo certo un playboy, ma era la mia occasione. E così, dopo quel lungo bacio mi ripetevo:«Come sarò andato?»

Trovai il coraggio di sbottonarle la camicetta, mi sentivo proprio figo. Dentro di me una voce gridava:«Wow!»

Le mie mani indugiavano con troppa energia su quel piccolo e delicato seno da adolescente. E intanto la mia mente lavorava incessantemente per gestire l’eccitazione fortissima che provavo e le mie reazioni alle sue carezze da ragazzina altrettanto inesperta.Mariangela aveva una gonna corta e invitante, non sembrava difficile.Pensai:«Dai, vai!»

Quindi le mie mani andarono in basso, le sue cosce erano pronte ad aprirsi mentre la mia lingua si muoveva maldestramente nella sua bocca. Per distrarla continuavo a baciarla e così dovevo andare alla cieca, non vedevo nulla. Ma ormai ero lanciatissimo, sembrava tutto in discesa, le sfilai le mutandine e con le dita riuscii a toccare qualcosa di cui fino a quel momento avevo solo sentito parlare o al massimo avevo visto in fotografia. Era bellissima al tatto, calda, accogliente, molto più di quanto potessi immaginare. Lei cominciò ad emettere piccoli timidi gemiti molto eccitanti.

E ora?Era il momento, adesso sarei dovuto passare alla fase successiva.C’era un ma…«Come si fa in questa posizione?Come si fa con il volante?»

E ancora peggio:«E se resta incinta?Non ho il preservativo.»

Ma se anche l’avessi…«In che momento si indossa?»

Pensieri non certo afrodisiaci. Tutta colpa dell’educazione sessuale che mi ero auto-inflitto illudendomi che leggere tutti quei libri scientifici sul sesso e i giornali porno mi avrebbero fatto diventare un esperto.

Fortunatamente a diciott’anni non ci sono pensieri che possano portarti a brutte figure, almeno dal punto di vista fisico, ma ciò che venne meno ancora una volta fu il coraggio.Alla fine non ricordo come ma ne uscii con dignità preferendo rinunciare piuttosto che affrontare la situazione. Di certo non la pensò così Mariangela che da quel momento non volle più vedermi.

Cosa raccontai al mio amico Gianfranco? Di certo qualcosa di più di quanto era realmente accaduto. Non potevo fare una figuraccia anche con lui.A pensarci sono contento che sia andata così. Da adolescenti non si vorrebbe mai attendere ma ci sono cose che devono accadere naturalmente.

«Ciò che non è accaduto succederà e certamente sarà ancora più bello»pensai.

E così sarebbe stato davvero, anche per me. Il timido ragazzo pieno di insicurezze era solo l’embrione di ciò che sarei diventato in seguito.


Un racconto di Roberto Salvo

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