Scrivere un romanzo
- Roberto Salvo

- Sep 26
- 2 min read
All’inizio è solo un bagliore.
Una voce che sussurra, un’immagine che vibra sotto la pelle. Non sai ancora chi parlerà, né dove ti condurrà quella strada. Ma senti che c’è. E basta quello per cominciare.
Poi arrivano i personaggi.
Timidi all’inizio, sfocati. Ma ti guardano. Bussano. Pretendono spazio, chiedono parole, reclamano vita. Ed è lì che ti arrendi: smetti di inventare, inizi ad ascoltarli.
La trama si fa fiume.
Ti travolge. Cambia rotta mille volte. Ti illude di averne il controllo, ma comanda lei.
Tu insegui, riscrivi, tagli, maledici e ricominci.
E intanto vivi in due mondi: quello reale,
e quello che stai creando,
che diventa sempre più reale di tutto il resto.
Ma non sei solo.
C’è lei.
Lei che legge ogni pagina
con occhi attenti e cuore aperto.
Lei che intuisce dove vuoi arrivare
anche quando tu stesso non lo sai.
Che ti suggerisce, ti corregge, ti ferma.
Che esulta quando una frase colpisce,
che tace quando qualcosa non funziona.
Che cammina accanto a te,
anche quando il sentiero
è pieno di dubbi e silenzi.
C’è una fase in cui odi il tuo romanzo.
Ti sembra vuoto, inutile, sbagliato. Ma resti.
Come si resta accanto a chi si ama
anche quando non si riconosce più.
E proprio allora qualcosa cambia:
una frase, una scena, un passaggio
che vibra e ti ricorda perché hai iniziato.
Poi, un giorno, scrivi l’ultima parola.
La rileggi, e non è perfetta. Ma è vera.
Ti fermi. Ti tremano le dita.
Hai finito.
E tu sei diventato qualcuno che prima non c’era.
Insieme a lei, che invece c’era.
E che, in fondo, ha scritto con te
ogni riga invisibile di questa storia.
Roberto Salvo


